UNA NUOVA VITA AMERICANA


Stefano Actis

Una nuova vita americana

Il 29 settembre del 2020 ho iniziato una nuova vita negli Stati Uniti. Ho preso un aereo alle 3 del mattino e alle 9 di sera, dopo aver fatto scalo a Monaco di Baviera e nell’immenso aeroporto di Los Angeles, sono arrivato nella più modesta Salt Lake City, Utah, nell’Ovest degli USA.

Ad aspettarmi c’erano i miei host parents, un’infermiera e un imprenditore, e i loro figli, Tommy e Johnny. Arrivato a casa, ho conosciuto le mie sorelle ospitanti, Shihyun dalla Corea del Sud e Ovidia dalla Spagna. Due settimane dopo, sarebbe arrivato dalla Svezia Joel, il mio compagno di stanza.

La mia esperienza è iniziata sicuramente in salita. Dopo soli tre giorni in cui ho potuto assaggiare che cosa volesse dire andare a scuola in America, guardare le partite di football della scuola, ma soprattutto imparare ad aprire l’armadietto, sono risultato positivo al Coronavirus e sono stato per 10 giorni in isolamento. Al mio ritorno, la mia esperienza poteva dirsi veramente cominciata.

Se c’è un aggettivo per descrivere gli Stati Uniti è sicuramente “vario”. In tre giorni ho avuto l’occasione di vedere le montagne del Wyoming, le spettacolari Tetons, e i giganteschi canyon
del sud dello Utah, intorno alla città di Moab, dalla fredda steppa delle piante di salvia al sole scottante sulla sabbia rossiccia. Ma non è una varietà solo paesaggistica. Le persone sono varie. Lo Utah è conosciuto anche come il Mormon State, data la forte presenza dei mormoni, ma la mia scuola è cristiana evangelica. Qui la religione è una cosa seria e, una volta al giorno, un’ora è dedicata allo studio della Bibbia. Anche la mia scuola è varia, con molti studenti internazionali, dal Rwanda al Vietnam, dal Brasile alla Germania, ma anche con una buona dose di americani.

Entri in un’altra cultura, con altre abitudini, altri cibi, altri punti di vista. L’anno in cui sono arrivato è un anno storico per gli americani, e non solo per la pandemia, ma per le elezioni del presidente degli Stati Uniti (e mille altre cose, dalla Camera dei Rappresentanti, ai Governatori e qualche referendum). Donald Trump contro Joe Biden. Il loro scontro è stato la colonna sonora del mio primo mese negli Stati Uniti. Appena arrivato, alla radio si sentivano i commenti sconfortati sul primo dibattito appena finito. Durante le town halls eravamo seduti davanti alla televisione. Mentre scorreva dal finestrino la steppa del Wyoming, ascoltavamo attenti, io e il mio host dad, le invettive del dibattito alla radio. Il giorno delle elezioni una madre è venuta a prendere la figlia con la bandiera Women For Trump che sventolava dal finestrino. Nei giardini delle case si vedevano i cartelli con il ticket preferito. Per la lunga Election Night hanno preparato i popcorn, “perché sarà come un film”.

Nello Utah non c’è stata storia: si tratta di uno stato molto conservatore, consegnato a Trump già dalla chiusura dei seggi. Una richiesta che tutti gli americani avevano, democratici e repubblicani, può essere riassunta in una sola parola: unità. I più sono stanchi delle divisioni che entrambi i partiti hanno creato e volevano che il nuovo presidente, chiunque sarebbe stato, tenesse in considerazione le richieste del loro primo presidente, George Washington, soprattutto quella di non cadere nel provincialismo: prima si è americani, e poi californiani o newyorkesi, democratici o repubblicani.

A ormai più di due settimane dalle elezioni, i risultati sono arrivati e Joe Biden è considerato President-Elect, nonostante il presidente Trump cerchi di negarlo e instillare il dubbio nelle menti degli americani, spesso riuscendoci.

Nonostante le difficoltà che si sono presentate davanti a me, soprattutto per colpa del virus, questa esperienza mi sta cambiando. Sono entrato in un’altra vita, un’altra famiglia, che la mia host mum ama chiamare United Nations Family, in cui ogni giorno scopro qualcosa di nuovo, e chi a scuola mi conosce sa quanto per me sia importante e quanto mi renda felice.

Saluti dall’America!

[tags]

Il BlogNotes SaFa è un progetto di «cittadinanza attiva».

La redazione è composta da studenti della scuola. Dei Licei, per ora. Crescerà.

Sono gli alunni della scuola che si sono incontrati, hanno appreso le tecniche di scrittura per il web; hanno imparato i trucchi delle fotografie e della post-produzione di immagini; hanno preso atto che esiste una legge e una deontologia proprio perché esistono abusi e pericoli che si possono evitare.

> Scopri Tutto