Ti dico la mia
Edoardo Valente
“Noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c’è altro mezzo per essere qui.”1
La macchia umana, del noto scrittore statunitense Philip Roth, trasmette pienamente i messaggi che l’autore ha costantemente cercato di trasmettere attraverso i suoi romanzi: la lotta dell’individuo contro i pregiudizi e le discriminazioni, contro una società che è sempre pronta a stare dalla parte del tuo avversario.
Il protagonista è il professor Coleman Silk, che dopo una lunga e brillante carriera nel mondo dell’insegnamento è costretto a dimettersi dal suo ruolo, in quanto riceve da parte di due studenti un’accusa di razzismo. E ciò accade a causa di una singola parola: spettri.
«Qualcuno conosce queste persone? Esistono o sono degli spettri?» chiede innocente-mente il professore riferendosi a due alunni che non si sono mai presentati al suo corso. Nel testo originale viene utilizzata la parola spook, “fantasma”, che però può essere impiegata anche in senso spregiativo per indicare “negro”. I due assenti, però, sono effettivamente due persone di colore e l’affermazione del professore viene presa come un insulto nei confronti dei due ragazzi; questi sporgono denuncia, costringendo Silk, ormai quasi giunto alla pensione, a ritirarsi dalla carriera accademica con una grave onta, come una macchia al fondo delle pagine della sua vita.
E saranno proprio queste pagine che lui ripercorrerà, parlando del passato, delle sue origini che lo avrebbero reso una vittima, tenute nascoste persino alla sua famiglia, come se bastasse per poter dimenticare ciò che si è. Racconterà la sua relazione con una giovane donna sposata con un uomo caduto in Vietnam, lei vittima dell’ignoranza e di un disastroso matrimonio, le cui colpe non riesce a lasciarsi alle spalle. Racconterà degli incubi che costantemente lo tormentano nella notte.
Tre vittime di un’America che appare in sottofondo come estrema inquisitrice; vittime non senza colpa però, ma avvolte da questa macchia interiore che è solo umana e che appare apertamente un’unica volta, ma che Roth riesce a far trasparire in tutto il romanzo, celata dietro le azioni e i racconti dei suoi protagonisti. Tramite questi, in particolare Coleman Silk, l’autore riesce ad inserire fatti autobiografici e tragedie personali che hanno caratterizzato la sua vita tormentata, la quale, sul finire, lo portò a rifiutare la letteratura in ogni sua forma e manifestazione.
Così, quando ci si trova davanti ad una cornacchia che non sa più comunicare con le sue simili perché cresciuta in cattività, questa macchia umana appare evidente: essa è in tutti noi, sporca tutti noi, ci appartiene da sempre e non ci potrà mai abbandonare: è indelebile.
“La fantasia della purezza è terrificante” afferma Roth, “è folle”, e non può essere altrimenti.
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La redazione è composta da studenti della scuola. Dei Licei, per ora. Crescerà.
Sono gli alunni della scuola che si sono incontrati, hanno appreso le tecniche di scrittura per il web; hanno imparato i trucchi delle fotografie e della post-produzione di immagini; hanno preso atto che esiste una legge e una deontologia proprio perché esistono abusi e pericoli che si possono evitare.