Candidato a 7 premi tra cui quelli per la miglior regia, sceneggiatura e interpretazione, ‘Joker’, diretto da Todd Phillips, con attore protagonista Joaquin Phoenix, si prospetta come il film cult del 2019.
Intanto, con più di un milione di incassi, ‘Joker’ è già diventato il cinecomics più redditizio (non significa che sia il film con più incassi nella storia, ma quello con una rendita maggiore, facendo il bilancio tra i soldi spesi per la produzione e quelli ricavati al box office). L’altro record detenuto dalla pellicola è quello di essere il primo film vietato ai minori a raggiungere il miliardo di incassi mondiali, diventando una novità nel sistema produttivo: solitamente, ricevere la classificazione Vietato ai minori (17 o 14 anni, a seconda dei paesi) vuol dire perdere una gran fetta di pubblico e guadagnare molto meno del previsto.
Il film non è dunque family friendly, la tipologia di produzione più comune in questi ultimi anni, e risulta così destinato a un pubblico adulto, richiamando esempi come ‘Taxi Driver’, diretto da Scorsese, e ‘Arancia Meccanica’ di Kubrick.
‘Joker’ narra di una società che è spaventosamente simile alla nostra; Gotham City, la città fittizia in cui è ambientata la pellicola, si confonde e si sovrappone a una New York simbolo degli Stati Uniti e del mondo occidentale in generale. Il film è infatti un’aspra critica alla società statunitense attuale e alle posizioni che questa prende riguardo ad armi e malattie mentali.
Soprattutto all’inizio del film, noi spettatori possiamo sentire la pressione che il protagonista prova nel cercare di nascondere i suoi problemi al mondo. Purtroppo le malattie mentali, nella realtà così come nella trasposizione scenica, sono ancora un grande tabù, di cui si ha quasi paura a parlare; tuttavia, tutto questo negazionismo, sommato all’indifferenza apatica del mondo, non fa che aggravare la già complessa situazione. La freddezza con cui le persone trattano la problematica del protagonista è denigratoria, e ciò lo spingerà poi in un vortice di violenza e cattiveria.
La pellicola muove anche una critica sul fatto che, negli Stati Uniti, per le persone meno abbienti sia quasi impossibile ricevere le cure adatte; nel film questo tema viene evidenziato perché all’inizio il protagonista si reca ad alcune sedute di psicoterapia, ma poi, mancandogli i fondi, vengono meno sia questo supporto sia i farmaci prescritti per la sua malattia.
Dunque, il protagonista è sicuramente un carnefice, ma allo stesso modo una vittima; l’umanizzare il personaggio permette di distaccarsi alla visione binaria di buono o cattivo e di creare un quadro più ampio di quello che è lo spettro della sua personalità. Il punto focale della pellicola rimane così lo sviluppo interiore del protagonista: Joker è un personaggio plausibile e realistico, dotato di una profondità che si distacca nettamente dai classici stereotipi dell’antagonista piatto e superficiale.
Le armi sono l’elemento più criticato all’interno del film, in quanto emerge come oggi sia più facile entrare in possesso di una pistola che ottenere un aiuto a livello emotivo. Il protagonista, infatti, compirà la sua vera ‘trasformazione’ da persona normale e modesta ad antagonista quando uno dei suoi colleghi, pur a conoscenza della sua instabilità mentale, gli regala una pistola. In questo esatto momento del film avviene la svolta: il destino è segnato, la commedia diviene tragedia. Singolarmente questi episodi sono sicuramente dolorosi, ma sommati diventano il motivo della distruzione emotiva e psicologica del personaggio.
Usciti dalla sala è impossibile non riflettere, e il più grande punto di domanda che il film ci lascia è uno: vogliamo davvero vivere in una società così?
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