Qualcosa su cui riflettere

NON SIAMO AUTOMI

Silvia Familiari

Non siamo automi

Stiamo vivendo una pandemia. Un virus, dal nulla, ha messo in pausa le nostre vite.

Credo sia difficile accettare la situazione che stiamo vivendo, e credo sia ancora più difficile trovare le parole giuste per descriverla. I più fortunati tra noi sono chiusi in casa con le loro famiglie, ma per altri non è così.

Per altri i genitori sono in ospedale a fare turni massacranti, lottando contro il tempo e i pochi posti delle terapie intensive.

Altri in questo periodo hanno parenti ricoverati che non sanno se e quando potranno riabbracciare.

Altri ancora sono intubati in letti d’ospedale, appesi a un filo.

Viviamo ogni giorno nel terrore che tutto ciò possa toccarci ancora più da vicino. Quando a gennaio si è iniziato a parlare del problema Coronavirus, eravamo convinti di essere immortali e invincibili, chiusi nella presunzione che questo potesse colpire altre nazioni, ma non noi. Un mese e qualche giorno dopo abbiamo smesso di andare a scuola, e due mesi dopo siamo stati messi in quarantena, perché l’Italia è diventata uno dei paesi con più contagi.

Ora viviamo come se fosse una grigia e uggiosa domenica, anche se è un giovedì e c’è il sole. Ognuno di noi sta provando a tenere insieme i pezzi della sua vita, spesso attaccandosi ancora a speranze come: “Sono giovane e sano, non può succedermi nulla”, senza capire che purtroppo ci sono casi di ragazzi della nostra età attaccati a respiratori. È un momento difficile, siamo in guerra disarmati e il nemico, questo virus, aleggia tra noi, subdolo, con un tempo di incubazione di 14 giorni in cui potenzialmente potremmo infettare chiunque.

La situazione è drammatica, ed è sconfortante pensare alla superficialità e al poco tatto di alcune persone. L’intero pianeta è piegato dal covid19: frontiere chiuse, aeroporti vuoti, rianimazioni piene; supermercati in cui possono entrare solo due persone alla volta, e solo dopo una coda chilometrica; camion dell’esercito che portano via le salme, medici costretti a turni di 12 ore di fila, gente che muore sola senza poter salutare i propri cari.

Ma per alcune persone il problema principale pare essere la maturità. La scuola non deve certamente passare in secondo piano, però non siamo automi, non abbiamo la capacità di rimanere impassibili; sicuramente siamo tutti diversi, alcuni sono più sensibili e altri meno, ma nessuno di noi è sereno. L’ansia e le minacce che piovono dall’alto, soprattutto dal Ministero, del tipo: “La maturità sarà comunque un esame serio, non sarà facile, il programma va svolto e finito”, sembrano assurde. Continuare a studiare è importante, perché ci fa crescere come individui e non ci fa sprofondare in un vortice di negligenza e accidia; tuttavia, ora non può essere la priorità. La priorità dovrebbe essere quella di cercare di ricostruire una sorta di normalità e serenità in questo periodo buio, non quella di controllare mail, registro elettronico, Google classroom, Meet, Hangouts, sperando di non rimanere indietro con le consegne e le lezioni da seguire. La scuola online dovrebbe servirci per avere contatti con gli insegnanti e compagni, dandoci la possibilità di mantenere una routine, non per valutarci.

In questo momento più che mai non siamo voti, siamo persone, e mi sembrava giusto ricordarlo.

Il BlogNotes SaFa è un progetto di «cittadinanza attiva».

La redazione è composta da studenti della scuola. Dei Licei, per ora. Crescerà.

Sono gli alunni della scuola che si sono incontrati, hanno appreso le tecniche di scrittura per il web; hanno imparato i trucchi delle fotografie e della post-produzione di immagini; hanno preso atto che esiste una legge e una deontologia proprio perché esistono abusi e pericoli che si possono evitare.

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