Beatrice Borgomastro

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Città invisibile di Italo Calvino

Italo Calvino, scrittore e partigiano italiano vissuto nel Novecento, narratore combinatorio, dimostra le sue capacità interpretative nel passo tratto da uno dei suoi romanzi più conosciuti: Le città invisibili. In questo romanzo Calvino, attraverso il sogno e la fantasia ricostruisce un dialogo con Marco Polo all’insegna della descrizione di realtà ideali.

L’evasione dal reale e il desiderio di trovarsi in un altro luogo (o meglio, in un’altra circostanza) è condivisibile da tutti, e sappiamo quanto. La realtà che molto spesso, quasi in un continuo tira e molla, gioca con le nostre aspirazioni, ci fa sprofondare nell’abisso della delusione, ci pone davanti nuove sfide sempre più difficili ed emotivamente impegnative, per poi illuderci nuovamente prima dell’inferno successivo.

Italo Calvino ha sempre descritto con una certa ironia la caoticità che caratterizza il mondo: un insieme di persone, di situazioni e di problemi che scombussolano e mettono in grande difficoltà l’uomo. La complessità e il disordine abitano costantemente la nostra realtà e sicuramente anche la caducità della nostra esistenza confluisce nella definizione dell’ “inferno” che è la realtà. In un momento di sconforto profondo, Calvino riconosce nel disordine del mondo l’inferno, ed è conscio dell’inesistenza di tutte quelle città ideali che lui delinea nel suo romanzo e dell’individuale idilliaco paradiso di ciascun uomo.

Con l’aspra consapevolezza del turbine che agita il nostro mondo, la via di reazione è duplice e come sempre l’uomo è chiamato a compiere una scelta: l’indifferenza e l’accettazione, quindi lasciarsi trasportare dall’onda degli eventi e accettare l’inferno che si sta vivendo, per poi divenirne inevitabilmente parte; oppure la ricerca e la perseveranza.

Come ci dice Calvino, forse il meglio che possiamo fare per dipanare il groviglio spaventoso che è il nostro mondo, è ricercare quei piccoli spazi di equilibrio, che costituiscono intervalli di tregua tra un inferno e l’altro, e farli durare il più possibile.

La nostra realtà è infernale perché limitata; limitata nel tempo, limitata nello spazio, e quando l’uomo se ne rende conto, quando si sente costretto, ristretto e stipato in una dimensione che gli sta stretta, capisce che la sua esistenza è una continua oscillazione e che, dopo la bufera, si giunge sempre in un’altra città.

Conoscendo grandi menti geniali, e personaggi che hanno lasciato un segno nella letteratura e non solo, cerchiamo di trovare il significato più profondo delle loro affermazioni, a volte, poco lineari. Tutto è partito da un’idea della professoressa Marta Cumino, che ha deciso di esporci spesso delle citazioni concernenti svariati ambiti, proposte da lei, ma anche da noi studenti; con lo scopo di farci riflettere.

Il BlogNotes SaFa è un progetto di «cittadinanza attiva».

La redazione è composta da studenti della scuola. Dei Licei, per ora. Crescerà.

Sono gli alunni della scuola che si sono incontrati, hanno appreso le tecniche di scrittura per il web; hanno imparato i trucchi delle fotografie e della post-produzione di immagini; hanno preso atto che esiste una legge e una deontologia proprio perché esistono abusi e pericoli che si possono evitare.

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