POESIA

IL CUORE


Edoardo Valente

Il cuore

Stipata nella carne,

pressata da intermittenti

sacche d’aria e benzina

incarcerate con steli d’ossa,

lì, inondata da future secrezioni

e terremotata dalla distruzione,

si trova un’ampolla scarlatta.

Ammasso di carne, muscolo,

tessuto, filamento, contrazione,

cavità, vuotezza e ingordigia,

come un tubero, nel petto,

che spande le radici, nel corpo.

Pulsante, stillante, zampillante,

si contorce e si contrae

spasticamente, irrevocabilmente,

obbligatoriamente, senza via di fuga.

Le sue grotte, caverne, anfratti,

stanzette, saloni, magioni,

cattedrali e portici colonnati

sono inondati dal mare;

un rosso mare, amaro,

che poi non è mare, ma fiume,

che segue gli argini viscosi,

scende e sale e passa nel vuoto,

e il vuoto lo rigetta via,

per altri corridoi stretti,

senza fine, come il palpitare;

finché non si lacera un tessuto,

non sboccia un naso,

non salta un arto,

e allora scorre libero nel vento.

Guarda questo viscido cuore,

presto preda dei vermi

e dei cani, dei corvi

e dell’inevitabile putrefazione.

E c’è chi dice

che un tale orrore,

abbia qualcosa a che fare

con l’amore.

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